Bruno Kessler sosteneva che una Università potesse sorgere anche dove non vi fossero tradizioni culturali sviluppate, e che anzi l’Università avrebbe dovuto essere l’humus culturale per l’intero territorio provinciale. In un certo senso così è stato. E la Trento culturalmente non vivacissima che si apriva ai primi 226 iscritti del 1962, è oggi una realtà che ospita oltre 15.000 studenti. A Sociologia si sono aggiunte le facoltà di Economia, Ingegneria, Giurisprudenza, Scienze matematiche, fisiche e naturali, Lettere e filosofia. Più recentemente si è aggiunta la roveretana Scienze cognitive. Se si pensa al ’68 non sono mancati momenti di tensione, ma gli stessi hanno reso ancor più fertile il rapporto tra il Trentino e la sua Università.
Cronologia in dettaglio
1904: la città di Rovereto rifiuta l’offerta viennese di ospitare una Università italiana
1911: Cesare Battisti, in disaccordo con Alcide De Gasperi, si pronuncia contro la fondazione di una Università a Trento
anni ’50: la Provincia stringe accordi con l’Università Cattolica di Milano per aprire in Trentino una facoltà di Scienze forestali
1960: Bruno Kessler viene eletto presidente della Provincia e decide di aprire una facoltà di Sociologia
1962: nasce l’Istituto universitario superiore di scienze sociali
1966: il Parlamento approva la legge che riconosce l’Istituto universitario di scienze sociali
1968: si registra una frattura tra la città e gli studenti
1972: viene aperta la facoltà di Scienze
1973: l’Ateneo si trasforma in Libera Università degli studi di Trento e viene istituita la facoltà di Economia
1983: l’Ateneo trentino diventa Università Statale
1984: nascono le facoltà di Lettere e Giurisprudenza
1985: viene istituita la facoltà di Ingegneria
2004: con sede a Rovereto nasce la prima facoltà di Scienze cognitive in Italia