Gli studi archeologici dimostrano la presenza dell’uomo nei territori del Trentino-Alto Adige/Südtirol dopo la fine dell’ultima glaciazione, intorno al 12 mila a.C. mentre la mummia del Similaun, conosciuta anche come Ötzi, avrebbe un’età di circa 5300 anni. Nella valle dell’Adige, tra il 1200 ed il 1000 a.C. si sviluppò la cultura di Luco-Meluno alla quale dal VI al I sec a.C. seguì la cultura di Fritzens-Sanzeno, o cultura dei Reti, appartenenti secondo Tito Livio alla stessa etnia degli Etruschi. I primi contatti tra Reti trentini e Romani risalgono probabilmente al III sec. a.C. per motivi essenzialmente commerciali. Tra le vie fluviali, l’Adige ebbe infatti sin da epoca preistorica una notevole importanza nel trasporto di materiali e merci, ed anche il lago di Garda si rivelò una rilevante via di comunicazione. La posizione geografica della regione creò sin dall’antichità collegamenti e scambi culturali tra l’area padana e l’area alpina.
Nel I secolo a.C. i Reti furono sconfitti nei pressi di Bolzano dall’esercito romano, determinando l’annessione del territorio ai domini di Roma. Come le altre comunità a nord del fiume Po, anche a questi territori venne concesso lo ius latii, cioè la condizione di colonia romana cui corrispondeva un’autonomia amministrativa, purché si rimanesse fedeli a Roma ed al contempo le si fornissero dei contingenti militari. Al I secolo a.C. appartiene anche la fondazione della città Tridentum, l’attuale Trento.
L’epoca romana coprì sostanzialmente cinque secoli, durante i quali si diffusero nelle popolazioni locali la lingua latina ed, in epoca tardo romana, il Cristianesimo. I confini naturalmente non corrispondevano agli attuali, vedendo il territorio annesso tra differenti province romane; i rapporti con i Romani furono generalmente pacifici. A partire dal II sec. d.C. iniziò un periodo di variabilità politica che coinvolse buona parte dell’Italia settentrionale e proseguì nei due secoli successivi.
Dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente del 476 d.C. varie dominazioni si susseguirono sul territorio: dal Regno di Odoacre, primo rex Italiae, a quello degli Ostrogoti fino ai Longobardi. Dopo la scomparsa nel 526 d.C. di Teodorico, Re degli Ostrogoti, ebbe infatti inizio un periodo di instabilità e di guerre sullo sfondo delle lotte tra Romani, Goti e Bizantini. Dal 568 d.C. si diffuse l’invasione longobarda della penisola, che coinvolse anche la valle dell’Adige: venne costituito il Ducato di Trento, comprendente anche la città di Bolzano, ed il territorio tridentino si configurò come realtà autonoma e dotata di importanza strategica in quanto terra di frontiera ed importante avamposto nella difesa dagli attacchi provenienti d’oltralpe. Il dominio longobardo venne attaccato dall’alleanza franco-bizantina, che coinvolse nelle battaglie varie zone del Trentino, Trento compresa. Per quanto concerne la contea di Bolzano, il governo longobardo, pur con qualche temporanea interruzione, perdurò sino al 769 d.C.; essa venne in seguito nuovamente incorporata nei territori tridentini con la conquista del Regno longobardo ad opera di Carlo Magno. In sostanza, a partire dal 774 d.C. con la dominazione dei Franchi, l’intera regione divenne parte dell’Impero Carolingio.
Le guerre di successione originate dalla morte di Carlo Magno provocarono nuovi smembramenti dei territori. Con la salita al potere di Arnolfo di Carinzia nell’anno 887 d.C. si assistette alla sostanziale dissoluzione dell’Impero Carolingio ed alla nascita degli Stati nazionali, fino alla discesa in Italia di Ottone I di Sassonia nel 951 d.C. il quale, appropriandosi del titolo di Re d’Italia, riportò anche la regione tridentina nel quadro del Sacro Romano Impero, contesto nel quale l’area altoatesina subì maggiormente rispetto a quella trentina l’influsso germanico. All’inizio dell’undicesimo secolo vennero costituiti da Enrico II, Imperatore del Sacro Romano Impero, e poi confermati dal suo successore Corrado II nel 1027 d.C., i principati vescovili di Trento (che comprendeva anche parte dell’Alto Adige) ed in seguito quello di Bressanone (che includeva anche zone austriache). Tali principati erano assoggettati al potere del Vescovo, a sua volta soggetto all’Impero, con piena autonomia di governo; la crisi dell’Impero e delle istituzioni pubbliche aveva infatti diffusamente rafforzato il potere dei vescovi, uniche autorità riconosciute in molti territori, soggetti al solo Imperatore, dotati di potere temporale e spesso con facoltà analoghe a quelle dei regnanti. Iniziava così un periodo centrale per la storia del Trentino-Alto Adige, costituita da quasi otto secoli di autonomia, più o meno estesa, destinati a chiudersi con l’epilogo napoleonico.
Fu Mainardo II di Tirolo-Gorizia, verosimilmente nell’anno 1259, a fondare e poi a consolidare la Contea del Tirolo, grazie ad imprese militari, ad un’abile diplomazia e ad un’intelligente politica matrimoniale, definendone confini che rimasero sostanzialmente immutati fino alla fine della prima Guerra Mondiale. Gli anni che seguirono furono segnati da una restaurazione del potere vescovile e da una maggiore stabilità rispetto al recente passato, prima col vescovo Enrico da Metz, che riorganizzò il Principato Vescovile ed il territorio da un punto di vista politico-istituzionale (ad esempio istituendo la prima vera Cancelleria), adottando una politica di neutralità che mantenne la diocesi fuori dai conflitti e tessendo legami diplomatici con la casata dei Lussemburgo, ed in seguito col suo successore Nicolò da Brno che tentò di limitare i poteri della nobiltà e di consolidare l’unificazione del Principato: lo stemma nobiliare dell’aquila di San Venceslao, che gli fu concesso nell’anno 1339 dal Re di Boemia Giovanni, stava proprio a simboleggiare questa rinnovata unità. I conti del Tirolo riuscirono a consolidare la supremazia del potere austro-tirolese sul Principato Vescovile di Trento con le Compattate, convenzioni stipulate nel 1363 e nel 1365 con il vescovo di Trento che garantivano loro fedeltà politica e militare.
Trento in questo periodo storico era una città di modeste dimensioni, nella quale il vescovo rappresentava il principale punto di riferimento dal punto di vista politico ed istituzionale. Al declinare del potere vescovile il Principato si rivolse al Tirolo, in cerca di legittimazione e protezione. A simboleggiare questa stretta relazione, a partire dal XV secolo rappresentanti della città parteciparono regolarmente alle sedute del Landtag (Parlamento) di Innsbruck. Per quanto concerne gli statuti cittadini dei centri abitati del Principato, le prime redazioni complete risalgono agli inizi del XIV secolo; vennero ampliati con Nicolò da Brno mentre nel 1407 il vescovo Giorgio Liechtenstein fu costretto a rilasciare una carta di diritti che prevedeva l’elezione di un gruppo di consoli con varie competenze sulla vita cittadina. Dopo rinnovate redazioni degli statuti cittadini nel 1528 se ne ebbe una completa riscrittura col vescovo Bernardo Clesio. Il diritto di cittadinanza, inteso come diritto di partecipare pienamente alla vita politica, era comunque riservato a coloro che possedevano una certa ricchezza. Dal punto di vista dell’amministrazione della giustizia civile e penale, esistevano tre grandi circoscrizioni: Trento, Val di Non e Val di Sole ed infine Giudicarie. Nel XIII e XIV secolo vennero suddivise in giurisdizioni minori, nelle quali l’autorità dell’esercizio della giustizia (talvolta concessa sin dall’origine dal vescovo, talvolta usurpata tramite la prassi o con la forza e successivamente legittimata da investiture tirolesi o vescovili) era delegata a nobili oppure a funzionari. I comuni rurali potevano essere comunità costituite da liberi contadini oppure miste, composte cioè da contadini liberi e da sudditi di famiglie nobiliari. Nel primo caso venivano stipulati trattati bilaterali (statuti o patti) con l’episcopato in materia fiscale e di amministrazione della giustizia, che riconoscevano alla comunità una notevole autonomia e varie esenzioni in cambio di fedeltà e di prestazioni in natura o in denaro; nella seconda categoria vanno annoverate varie comunità che, a partire dal XIII secolo, si dotarono delle cosiddette Carte di Regola, che disciplinavano la gestione del patrimonio comune e le forze dell’ordine cittadine.
Nei primi decenni del XV secolo il Principato Vescovile trentino veniva a trovarsi stretto tra la Contea tirolese e la Serenissima: l’espansionismo della Repubblica di Venezia occupava infatti progressivamente il fronte meridionale del Principato, nell’alto Garda ed in Vallagarina, territori che avrebbe restituito al Principato solo con l’inizio del secolo successivo. In tale contesto il vescovo Hack nel 1454 sottoscrisse le Nuove Compattate, una sorta di trattato bilaterale che sanciva un’alleanza militare tra il Principato di Trento e la Contea del Tirolo, definendo i relativi rapporti istituzionali in una forma che rimase sostanzialmente immutata per secoli. Nel 1490 il Conte del Tirolo nonché Arciduca d’Austria Sigismondo abdicò in favore del Re di Germania Massimiliano d’Asburgo; in questo modo la Contea del Tirolo ed il Principato Vescovile tridentino furono uniti dinasticamente al Regno di Germania ed all’Impero. La carica di Imperatore, Conte del Tirolo ed Arciduca d’Austria venivano così a riunirsi nella stessa persona, eliminando potenziali contrasti tra Innsbruck e Trento: la sovranità del vescovo sui suoi territori non poteva più essere messa in discussione da nobili austriaci o tirolesi.
Il Principato Vescovile di Trento sotto la guida dei cardinali Clesio e Madruzzo conobbe un’importante modernizzazione, che sfociò nel Concilio di riforma della Chiesa tenutosi a Trento tra il 1545 ed il 1563 sotto il pontificato di ben tre papi, che definì la riforma della Chiesa cattolica e la reazione al calvinismo e al luteranesimo.
Negli anni della crisi luterana Bernardo Clesio ebbe un ruolo importante a livello internazionale, prima nell’amministrazione austriaca poi nella preparazione del Concilio universale, mentre nella sua diocesi assunse importanti iniziative, come la redazione di un codice sulle investiture feudali e di nuovi statuti, comprensivi di procedura civile e criminale, che rimasero in vigore fino al XIX secolo. Suo successore fu Cristoforo Madruzzo che, nel solco tracciato dal predecessore, riuscì a mantenere una continuità di governo, sia secolare che spirituale, che avrebbe tenuto Trento al centro della politica europea come sede del Concilio, sinodo che aveva lo scopo di ricompattare la cristianità dopo la crisi provocata dalla riforma protestante ed indicare princìpi dogmatici certi su cui rifondare la dottrina dopo le tesi luterane. Trento si trovava in una posizione geografica privilegiata: ai confini dell’Impero Romano-Germanico, a contatto con quella cultura tedesca entro la quale era sorta l’opposizione luterana. A questa funzione di collegamento tra mondi vicini il Trentino-Alto Adige è sempre rimasto fedele nei secoli ricevendone, a seconda delle contingenze, fecondi spunti culturali o motivi di tensione etnica e politica.